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L'Italia nel pallone c'è, sul campo però

Immagine del redattore: Silvio MancinelliSilvio Mancinelli

E' dagli anni 90 che le squadre italiane non arrivano in fondo alle varie competizioni calcistiche. Ora abbiamo una finalista per ogni competizione, e forse tranne che in quella principale, Roma e Fiorentina non partono sfavorite nel pronostico. Se si vincerà, questa coppe fanno il paio con la vittoria della Nazionale all'Europeo. Questo vuol dire che non basta investire soldi nel calcio e comprare le figurine ma bisogna giocare a pallone, un gioco semplice, popolare perchè alla portata di tutti. Da questo tris è esclusa la Juventus e ora ritorna l'hastag #Allegriout . Una stagione disgraziata insieme alla scorsa nella quale il mercato è stato fallimentare ( peggio ha fatto solo il Milan) e la dirigenza, a livello di reati, ha fatto peggio del triumvirato Bettega, Giraudo e Moggi. A prescindere dai problemi gli juventini sanno aspettare le nuove vittorie, come avvenne prima dell'avvento di Lippi nel 94. I risultati sportivi comunque non devono distogliere su quello che succede fuori il campo. Società sull'orlo del fallimento , mancanza di introiti strutturali e patrimonio societario, la concorrenza con gli Arabi soprattutto ma anche con fondi stranieri che hanno creato un mercato impazzito e non reale. Altro che plusvalenze.

Il mercato però non si ferma, almeno quello degli allenatori: Spalletti, Mourinho, Allegri e Pioli rimarranno sulle loro panchine? Non sembra.

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