Due chiacchiere con Marco Campitelli e il progetto Oslo Tapes
- Silvio Mancinelli
- 6 apr
- Tempo di lettura: 1 min

Ciao Marco è da tempo che seguo il progetto “Oslo Tapes”. La prima domanda è la seguente:
Come è nato il nuovo progetto? “Oslo Tapes è un progetto nato durante un viaggio in Norvegia.
Attualmente su cosa state lavorando? Amaury Cambuzat, il nostro produttore proprio in questi giorni sta finendo il mix del quinto album. Sono davvero curioso di ascoltare cosa ne è uscito fuori
Come definite la vostra musica? La musica del collettivo esoterico Oslo Tapes è la fusione sintetica tra avant -kraut -psych, si aggrega ad una narrazione ispirata ad un viaggio iniziatico nel Nord Europa. Il sound degli "Oslo Tapes" è multiforme, deformato e modulato dalle temperature. E’ art-avant music cinematica.
Quale è la tua attività e come fai a conciliare tutto? Nel quotidiano lavoro con le persone, cerco di stabilire una buona relazione, una piccola dose di consapevolezza di se stessi per riuscire a trovare uno spazio personale conciliando il tutto tra il giorno e la notte.
I giovani ascoltano rap e pensano che l’indie sia proprio un genere. Come è cambiata la musica? La musica è sempre stata in continuo movimento. Il problema è la capacità espressiva, ultimamente è diventata quasi sessista e senza rispetto.
Ora che i dischi non si fanno più e ci si rivolge allo streaming come si fa a far quadrare i conti? Non bado ai conti dello streaming perchè ho la fortuna di trovare un giro di appassionati (collezionisti di LP etc) che segue la mia musica. Faccio i dischi per labels estere che sanno far girare ancora fisicamente la musica.
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