
Consiglio a tutti di leggere "E ricomincia il canto", la raccolta di interviste di Jacopo Tomatis, musicologo, giornalista, musicista, docente, su Lucio Dalla. Si tratta di una raccolta di interviste che coprono il suo ciclo vitale e ci consegnano la reale figura del cantante.
1) É stato difficile fare questo libro?
È stato difficile raccogliere tutte le interviste, soprattutto con la pandemia di mezzo! Molte le ho recuperate comprando le vecchie riviste su Ebay, altre spulciando in archivio, altre ancora lavorando alle Teche Rai. Ne ho raccolte molte, anche più della sessantina che sono nel libro. Poi, una volta messe in sequenza, il resto del libro – la mia introduzione, i testi di presentazione – si sono composti quasi naturalmente.
2) Dopo questa lettura la mia idea di Lucio è quella di uomo sperimentatore, non solo con la musica ma anche con le parole, un uomo anche concreto. Fondamentalmente passa dal jazz al pop perché comunque voleva raggiungere uno stato di benessere. Quale è la tua idea? Quale è il Dalla che preferisci?
Il mio Dalla preferito – come ascoltatore – è quello del primo periodo beat e del periodo con Roversi. Io ci vedo lo sperimentatore, ma ci vedo anche l’artista che ha voglia di piacere a tutti, di arrivare a tutti. La sua idea di benessere è quella, non è l’arte per l’arte ma è l’arte per tutti. E questa secondo me è una chiave di lettura affascinante per affrontare Dalla, e in generale il pop. Non Dalla il genio cantautore, ma Dalla il comunicatore, che si sporge verso il suo pubblico, che gli va incontro...
3) Dalla dice che una volta che un artista produce una canzone quest' ultima diventa un qualcosa di tutti, non è neanche più del cantante. Mi piace questo concetto di canzone come bene comune. Tu cosa ne pensi.
È verissimo, ed è appunto il suo modo di intendere il pop. Che secondo me è il modo più interessante anche perché sposta l’attenzione dal singolo (il cantante) al collettivo (noi tutti che ascoltiamo, ci emozioniamo, ricordiamo attraverso la canzone).
4) Dalla amava il rock alternativo degli anni 90, dai Pearl Jam ai Soul Asylum. Cosa seguirebbe nel 2021?
E chi può dirlo! Forse di tutto di più, come ha sempre fatto. Credo non gli spiacerebbero il rap e la trap, per l’idea di suono che propongono e per come raccontano certe cose. Del resto, già negli anni novanta e duemila era affascinato dal rap.
5) Ad un certo punto di vista Dalla pensa di non voler fare i live, perché odia la solita liturgia e l' effetto Karaoke delle canzoni più famose. Quale Lucio preferisci, quello nei grandi stadi come nel tour con De Gregori o quello delle situazioni più intime?
Io credo che lui sia stato, per moltissimi, soprattutto quello dei grandi live. Dalla dice di non volerli fare, ma cambia idea spessissimo nel corso del libro. Ed è questa una delle cose più affascinanti: Dalla ne esce come molto umano proprio perché cambia idea, si contraddice, contiene moltitudini.
6) come uscirà il settore della cultura dopo questi quasi 2 anni di covid?
A questa rinuncio, troppo complesso!
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