Potrei considerare i Divahn una esemble di alieni. Siamo sempre abituati a considerare la musica proveniente dagli Usa come blues, rock e soul. C'è invece chi si propone in maniera diversa come fanno i Divahn,suonando musica Mizrahi e giudeo araba, unici negli Usa. “Shalhevet” è il disco che uscirà a marzo e ha il fine di trovare un terremo comune nelle religioni attraverso la musica. Non c'è nulla di più politico ora, in epoca di attentati terroristici in tutto il mondo: suonare musica araba a New York potrebbe essere considerato eversivo! La cantante, compositrice, scrittrice e professoressa di antropologia Galeet Dardashti ci ha spiegato il motivo: “ Con le elezioni di Trump siamo stati sopraffatti e come tanti, eravamo tutti così devastati che volevamo davvero rispondere come artisti, quindi è diventato chiaro che avremmo fatto un altro album. Il mondo ha bisogno di un album ebraico mediorientale di sole donne che celebra ciò che ci collega, piuttosto che ciò che ci separa ”. Il disco si caratterizza per il profondo studio culturale che è sempre stato caratteristico della musica dei Divahn. Molte delle canzoni dell'album dimostrano la cultura storica condivisa tra ebrei e non ebrei in Medio Oriente evidenziando la tradizione piyyut (canzone sacra). A partire dal XVI secolo di questa tradizione, i compositori ebrei scrivevano testi religiosi ebraici sulle canzoni secolari che erano popolari in tutto il Medio Oriente e originariamente scritte in arabo, persiano, greco e turco. Un disco veramente interessante, come se fosse un audio libro della storia antica. Se vogliamo, possiamo aggiungere che i suoni e le musiche possono avvicinarsi alla musica napoletana, quella di Carosone e Tony Esposito per esempio, il che fa capire come anche i nostri mondi, tanto lontani non sono.
La tracklist
Ya'alah Ya’alah
Oseh Shalom
Am Ne'emanay
Ayni Tzofiah
Lecha Dodi
Khazan
Hamavdil
Banu Choshech
El Nora Alilah
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