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Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

Due chiacchiere con Marco Maiorano


A corollario del post precedente ci propongo due chiacchiere scambiate con il Presidente della associazione del Sulmona Cinema, Marco Maiorano.

Allora Marco siamo alla 37esima edizione del Sulmona Cinema, che da qualche anno ha cambiato pelle, da lungometraggio a concorso sui corti. Come mai questa decisione?

Dal 2016 il festival ha cambiato nome e formula: ora si chiama Sulmona International Film Festival e ha come obiettivo lo stesso di sempre, la promozione dei giovani registi, ma si è spinto ancora un passo indietro nella carriera dei cineasti, cioè vuole far conoscere e valorizzare i primi lavori in assoluto di chi si affaccia al mondo del cinema, ovvero i cortometraggi.

Ci puoi parlare un po' in dettaglio di questa nuova edizione?

Anche questa edizione presenta una selezione di cortometraggi internazionali. In 3 giorni Vedremo 39 opere provenienti da 16 paesi, le iscrizioni invece sono state molto di più, circa 900 da 80 paesi.

Le sezioni principali sono 6 e rispecchiano le varie categorie in cui si articola il mondo produttivo del cinema e dell'audiovisivo in generale. Anche le tematiche affrontate sono diverse, vanno dai rapporti familiari ai temi sociali, dall' attualità e dagli episodi di cronaca agli aspetti più intimi e personali.

Oltre al nucleo principale costituito dal concorso dei corti ci sono appuntamenti che spaziano dai lungometraggi alle mostre di arti visive, dai concerti ai seminari come occasioni ulteriori di approfondimento.

Il cinema sta cambiando. Negli ultimi anni i Cinecomic hanno preso il sopravvento. Il cinema italiano come va? Ora che i cinepanettoni sono in fase calante, come si è evoluto il nostro cinema?

È sempre difficile tracciare un bilancio di un comparto così ampio, quello dell'audiovisivo e del cinema, per di più in continua evoluzione e cambiamento.

Quello che mi piacerebbe vedere in Italia è una maggiore attenzione a opere considerate minori e spesso private della possibilità di circolare, probabilmente per il timore che non abbiano abbastanza pubblico e quindi per le solite esigenze di ordine commerciale.

Parlando della nostra città ci sarebbe tanto per dire su come viene gestita la cultura, ma per rimanere nell'ambito cinematografico: come può sopravvivere la nostra sala del Pacifico con una multisala a pochi chilometri e le offerte di streaming su tv e pc?

Chiaramente una sala mono- schermo in centro storico ha ovvie difficoltà di sostenibilità, di fronte a tutto quello che attualmente offre la tecnologia per la fruizione casalinga e alle multisale che, allo stesso modo dei centri commerciali per la distribuzione, monopolizzano il settore con una tendenza all' appiattimento dell'offerta verso temi e forme intrattenitive (troppo) popolari.

La strada che vedo è semplice dal punto di vista logico ma spesso, per fattori contingenti, difficile da attuare: occorre partire dal presupposto che sale come il cinema Pacifico sono un patrimonio della collettività sul piano sociale e culturale. Da questa premessa si deve partire per mettere insieme il mondo degli imprenditori, le istituzioni e le associazioni, in una vera rete in cui ognuno contribuisce con il proprio apporto specialistico e le risorse che può mettere in campo.

Secondo te che ti occupi di arte, c'è spazio per i giovani nel far diventare una semplici passione artistica un lavoro?

A questa domanda, che forse è la più difficile, sto cercando di dare una risposta da più di 10 anni. Penso che se è arduo lavorare nella cultura in generale, in provincia lo è ancora di più e a Sulmona certamente c'è un' ulteriore percentuale di difficoltà. Organizzare eventi d'arte e di cultura viene ancora considerato come un passatempo a cui non serve dedicare risorse. Purtroppo, così facendo, si perdono innumerevoli opportunità, soprattutto se pensiamo alle tante potenzialità della nostra zona e a quanto di inesplorato c'è in Abruzzo, regione che non è stata ancora scoperta appieno e di cui solo oggi si inizia ad apprezzare la genuinità del cibo, la creatività degli abitanti, la bellezza dei luoghi come borghi, dei paesaggi e dei siti naturalistici e archeologici, in una parola la vocazione turistica ma vista in una dimensione sostenibile e rispettosa dell'ambiente, dei cittadini e dei visitatori. L'arte, l'artigianato e le manifestazioni, in un quadro del genere, farebbero da utile contorno che arricchisce l'attrattività del territorio. Peccato che una visione di sviluppo come questa di questi tempi faccia molta fatica ad affermarsi.

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