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Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

Due chiacchiere con Antonio Bacciocchi


Non c'è bisogno di dire chi è Antonio Bacciocchi ma lo ringrazio di aver risposto alle mie solite domande:

Siamo a fine anno, cominciano a fioccare le prime classifiche della decade. A me le classifiche non piacciono molto, ma che ne pensi di quella di Pitchfork? Nelle prime dieci posizioni non ci sono cose rock, se non forse i Vampire Weekend, come è cambiata la musica?

Credo sia ormai evidente che il rock è comunque “morto”, se non altro nella sua fruizione di massa. Si salvano i nomi storici e qualche episodio sparso ma la musica “pop” ha preso da tempo altre strade. Le classifiche ne sono l'esemplificazione.

Il tuo blog spesso ci racconta del passato della musica tra le varie cose. Quanto è importante per i giovani musicisti guardarsi indietro?

SAREBBE importante ma l'ambito a cui faccio abitualmente riferimento (dai 50 agli 80 sia in ambito musicale che artistico/culturale) interessa solo a persone di “una certa età”. Il mio è un blog per vecchi.

Riflettevo sul tuo post su Cesare Monti Montalbetti. Io ho due libri di musica che parlano solo delle copertine degli album, che di per sé è già una opera d'arte che si integra con la musica dentro al disco. Nel periodo della musica liquida, quanta arte si è persa?

Totalmente persa, pressochè obsoleta, ormai. Nonostante il timido ritorno del vinile non c'è più convenienza investire soldi per una buona copertina se non per ragioni di auto soddisfazione. Gli ascolti sono ormai quasi totalmente “liquidi”.

Io non ho mai ascoltato tanta radio: ora ci sono canzoni con minutaggi precisi per la messa in onda. Le alte rotazioni. Ci sono canzoni scritte proprio per essere da radio. Prima come era? Si proponeva roba alternativa? Band come gli Statuto, o come i Marlene Kuntz sarebbero passati insieme ad Achille Lauro ed Emma Marrone?

Le grandi radio, i network rispondono a logiche di mercato. Passano il tuo brano se paghi il passaggio o cedi i diritti editoriali alla radio. Le piccole radio magari passano qualcosa di “alternativo” ma non hanno alcun impatto sul pubblico. Prima le radio private erano più libere e meno soggette a discorsi di profitto e quindi si potevano ascoltare le cose più strane. Ho lavorato per una decina di anni in una radio locale passando dall'hardcore più estremo al mod, new wave, blues, soul e tanto altro. E la cosa formò una generazione di ragazzini curiosi che si appassionarono a quei suoni.

Prendo sempre in giro mia madre quando ascolta Morandi dicendole che quando lei da giovane ascoltava lui o Little Tony, nel resto del mondo musicale c'erano i Beatles o i Led Zeppelin. Come è diversa la nostra storia musicale rispetto a quella di Paesi come Inghilterra o Usa?

Nei paesi anglofoni era normale ascoltare jazz o country (Usa) o beat e reggae (Inghilterra). La musica da quelle parti è da sempre un lavoro (da noi se suoni od operi nell'ambito ti viene sempre chiesto “si ma di lavoro cosa fai?”) e un certo tipo di suoni hanno sempre fatto parte della cultura generale. Basti pensare che nei 60's in Inghilterra c'erano 300.000 mods ovvero ragazzi che ascoltavano soul, Who, Small Faces, rhythm and blues etc. Non c'è storia. L'Italia sta alla musica inglese come l'Italia del rugby sta agli All Blacks.

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