Non poteva che avere una copertina del genere “Thousand souls of revolution”, il nuovo disco dei Sinfonico Honolulu. Il gruppo, per chi non sapesse, è composto da Steve Sperguenzie (voce, ukulele, percussioni), Luca Carotenuto (voce, ukulele), Giorgio Mannucci (voce, ukulele), Daniele Catalucci (basso, cori, arrangiamenti), Luca Guidi (ukulele, arrangiamenti), Giovanni Guarneri (ukulele, cori), Gianluca Milanese (ukulele, cri), Filippo Cevenini (ukulele), Francesco Damiani (ukulele). Praticamente è una orchestra nella quale al centro di tutto c'è l'ukulele. Già la cover del disco fa capire dove si va a parare: un misto di London Calling e Cash. E difatti il disco è un album di cover, ma rispetto a chi non aggiunge nulla a quello che già c'è e a quello che l'autore originale vuole ispirare, qui le canzoni sono praticamente originali. La cosa bella del disco è che la band si è impossessata di queste dodici canzoni e le hanno fatto proprie. Non proprio canzoni popolarissime, perché per esempio non tutti conoscono Echo & The Bunnymen o i PIL. L'operazione riesce quasi alla perfezione, e nulla è lasciato al caso, forse in alcuni tratti si perde un po' di epica. Un disco nel quale i Joy Division, i Depeche Mode, i Ramones, i Cure, gli Ultravox e tanti altri riprendono vita. E come se loro fossero Gesù e avessero detto: “Lazzaro, alzati e cammina” a queste gemme. Da ascoltare.
La tracklist
This is not a love song
Cartepillar
Strange little girl
Try try try
The killing moon
Oh oh J love her so
Personal Jesus
Lonely boy
Johnny come home
Mistify
The voice
Love will tears us apart